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DIRIGENTI RAI (ADRAI): Nessuna paura di tagli o cambiamenti purche' inseriti in un chiaro quadro di riforma

DIRIGENTI RAI (ADRAI): Nessuna paura di tagli o cambiamenti purche' inseriti in un chiaro quadro di riforma     


Come associazione dei dirigenti Rai (ADRai), lontani da una difesa corporativa della Rai, apprezziamo molto quanti - dirigenti, ex dirigenti, dipendenti, collaboratori, intellettuali ed esponenti politici responsabili e lungimiranti - hanno voluto offrire il loro generoso, puntuale e ragionato contributo per una riforma costruttiva della Rai ben sapendo quanta strada debba essere ancora percorsa.    

Sono stati molti, ma purtroppo i toni alti ed incendiari tendono a farsi notare più dello stile pacato di chi parla costruttivamente.    

Non può in questo non colpire il fatto che le critiche più feroci e l’odio più manifesto alla Rai di oggi vengano proprio da quei gruppi editoriali o da quelle testate concorrenti che hanno tutto l’interesse nel veder ridimensionato il ruolo della nostra azienda.    

Crediamo in una rinascita del servizio pubblico che si rifaccia alla sua vocazione più profonda di raccontare il Paese, di essere indipendente e autorevole, di intrattenere con intelligenza, di informare ed essere significativo per il vissuto delle persone.    

Vogliamo una Rai capace di far decollare la produzione e l’industria dell’audiovisivo, di creare indotto, di puntare sulla creazione di prodotti originali.    

E contemporaneamente un servizio pubblico che sia adeguato al contesto multimediale e sia capace di ampliare i propri confini e di esportare all’estero la propria produzione.    

Per questo sarebbe importante che, lasciandosi alle spalle le polemiche di questi giorni, si cominciasse a parlare di futuro, un futuro in cui la Rai abbia quella funzione politica che si lega alla polis, non certo ai partiti. E la Rai dovrebbe essere motore di questo cambiamento.    

Nonostante i lasciti di un complicato e caotico ventennio socio-politico con il quale dobbiamo tutti quanti fare i conti, e la Rai più di altri, esistono in Rai le capacità e la possibilità di trasformare in questo momento l’Azienda in un grande servizio pubblico aperto al futuro. Non c’è bisogno di aspettare tempo, la Rai va solo messa nella condizione di poterlo fare, sotto il profilo politico e legislativo.    

Abbiamo la fondata speranza che tutti - sindacati e associazioni di categoria incluse - sapranno fare un passo indietro rispetto allo sciopero annunciato il prossimo 11 giugno, non perche' non sia giusto  manifestare in un momento cosi' complesso per la Rai, ma perche' esiste l'enorme rischio che questo sciopero venga strumentalmente raccontato dai media come esempio di resistenza al cambiamento o peggio come difesa di chi sa quale privilegio rischiando cosi' di contrapporre, definitivamente, il paese reale alla Rai. Quando e' proprio il paese, fatto di milioni di persone, che ogni giorno si sintonizza su canali e frequenze Rai.    

Vorremo dirlo con assoluta chiarezza: la Rai e i suoi dirigenti non hanno paura dei tagli e dei cambiamenti, noi faremo la nostra parte fino in fondo, ma senza concedere nulla a disegni privi di progettualità o a narrazioni deformate, sprezzanti, diffamatorie e grottesche di quel che ogni giorno accade in una delle aziende più importanti e complesse del Paese.    

Esiste una nuova classe dirigente che in questo momento è unita per cambiare la Rai senza permetterne lo smantellamento, e che agli insulti, alle provocazioni e alle proposte tattiche propagandistiche opporrà senso di responsabilità, risposte concrete e sani percorsi riformistici, nonché una strategia di lungo periodo che alla fine gioverà a tutti, perché in definitiva a giovarsi di una Rai più forte e con una missione piu' chiara sarà il pluralismo, la cultura e il racconto rinnovato del nostro Paese.

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